Torino, seppur ammantata da un cielo cupo e tenebroso, ha salutato con aristocratica cordialità il nostro arrivo nel primo pomeriggio di ieri.
Dopo una breve sosta in albergo, io e il maritozzo ci siamo catapultati in Fiera. Ad attenderlo, allo stand della Simplicissimus, un considerevole numero di fan di e-book , ansiosi di chiarimenti e illuminazioni sulla nuova rivoluzione tecnologica che mi auguro coinvolga al più presto e in maniera considerevole, il mondo dell’editoria (tiro l’acqua al mio mulino ).
Recuperato il programma della Fiera del Libro, ho preso coscienza degli innumerevoli eventi, reading, presentazioni, concerti e spettacoli che avranno vita nei prossimi giorni. E adesso, come faccio a scegliere? Non ho altra scelta che farmi guidare dall’istinto. La mia passione per i misteri d’Italia mi ha condotto alla presentazione del libro di Ugo Barbara, giornalista e scrittore palermitano, In terra consacrata, un romanzo definito thriller sociopolitico che, partendo dal caso della sparizione di Emanuela Orlandi, ripercorre la vicenda storica tra verità e finzione arrivando a individuare anche una soluzione a uno dei più grandi misteri di Italia che implica le verità a tutti note, ma indimostrabili, che coinvolsero le alte sfere vaticane, la banda della Magliana, il caso Calvi e la figura ambigua di Renatino De Pedis, boss della mala romana, seppellito nella Basilica di Sant’Apollinare a Roma.
“Un libro che non si riesce a smettere di leggere” ha detto Bruno Gambarotta. Qualcosa mi dice che c’è da fidarsi.
Ma il lungo pomeriggio tra gli stand era appena cominciato e così, girovagando qua e là alla ricerca di situazioni interessanti, mi sono ritrovata nello Spazio RAI al momento del programma radiofonico Fahreneit. Guarnite dalle note mediterranee del gruppo musicale Zina, le poesie di Olga Sedakova ammaliavano il nutrito gruppo di astanti. Io, ahimè, ho una sensibilità poco avvezza a tale genere letterario e me ne rammarico alquanto, perciò ho abbandonato la postazione per ritornare al Caffè Letterario, dove un vivace dibattito politico ha attirato la mia attenzione. L’occasione riguardava la presentazione del libro Flop di Giuseppe Salvaggiulo “Un appassionato e amaro racconto di errori, di occasioni mancate, di false partenze che hanno caratterizzato la parabola e la crisi politica del partito.” A tale dibattito ha presenziato il sindaco di Torino Sergio Chiamparino il quale, in evidente difficoltà, ha risposto all’accusa del mancato ricambio generazionale del PD, rivendicando la necessità di nuovi spazi politici che sostituiscano le vecchie sedi di partito, dove le nuove generazioni possano farsi spazio attraverso la battaglia politica sul campo. Ha totalmente evaso l’importanza, seppur segnalata da Salvaggiulo, della presenza del partito sulla rete, che rappresenta oggi il reale spazio in cui avvengono i grandi dibattiti relativi ai valori e agli ideali che da sempre aderiscono alla cultura della sinistra, come l’ambiente, le politiche del lavoro, la salute e i diritti civili.
Chiamparino ha inoltre riproposto il suo punto di vista in merito alla questione dell’immigrazione, schiaffeggiando la politica dell’accoglienza a favore della difesa dei confini italiani e delle frontiere blindante e in conclusione ha sconfessato la sua presunta scalata alla segretaria del partito, ribadendo la sua volontà di rimanere primo cittadino di Torino.
Dopo tanto, troppo politichese necessitavo di una pausa burlesca o quanto meno spensierata. Ho dato un’occhiata al programma e mi sono detta: ma sì, famose du risate. All’uscita della sala gialla, una folla assatanata di giovani e giovani che un tempo lo furono, si accalcava sulle transenne che li separavano da uno dei miti della musica italiana, il sempre più restaurato Claudio Baglioni che presentava il suo libro Q.P.G.A., inno all’amore adolescenziale acronimicizzato che, da ormai troppo tempo, affabula i Mocci(a)osi di tutta Italia. Troppo entusiasmo per le mie ormai stanche membra che necessitavano di un’ indefinibile esigenza che ha trovato la sua dimensione nell’incontro con l’ironia dissacrante di Flavio Oreglio, reso celebre dalle sue poesie catartiche, che presentava l’ultima fatica letteraria dal titolo All’appello mancano anche i presenti, da cui ha letto alcuni aforismi spassosi e irriverenti.
La giornata volgeva al termine e non poteva chiudersi meglio. La presentazione del libro Il sogno e l’approdo, racconti di stranieri in Sicilia, è stata veramente toccante. Due dei sei autori, Giosuè Calaciura e Davide Camarrone hanno raccontato il tema dell’immigrazione con eleganza e delicatezza, anche quando la violenza e la sofferenza prende il sopravvento sulle povere anime che vagano nel mare alla conquista di un sogno che spesso ha semplicemente il nome della sopravvivenza. Questi racconti sono nati nell’ambito del progetto “Scenario Mediterraneo” e sono diventati tre spettacoli teatrali interpretati da Alessandro Haber e Caterina De Regibus che mi hanno coinvolto emozionato e incantato.
Finisce così la mia prima giornata alla Fiera del Libro 2009.
Torino, letture e quant’altro
Lascia una risposta