Ieri pomeriggio c’ero anche io a Montecitorio a seguire l’incontro organizzato da Capitale Digitale in cui si parlava di Internet è Libertà: perchè dobbiamo diffondere la rete.
Finalmente un primo tentativo di argomentazione sulle potenzialità di Internet e sul futuro della comunicazione tra le mura stantie dei palazzi della politica italiana.
L’inizio dell’incontro affidato a Lawrence Lessig, colui che ha dato vita a Creative Commons, ci ha fatto sognare su un prossimo futuro di diritto all’informazione, sull’evoluzione del diritto d’autore e sull’integrazione tra politica e web.
Il convegno è stato preceduto, nei giorni scorsi, da migliaia di tweet sotto il tag #difenderelarete in risposta all’interrogativo Perché dobbiamo difendere la rete?
Questi suggerimenti sono stati consegnati (su chiavetta USB per amore dell’ecologia) al Presidente della Camera Fini e allo stesso Lessig.
E adesso godetevi la Lectio Magistralis del Prof. Lessig e le sue slide.
Avete sognato anche voi insieme a me? Ora continuiamo insieme leggendo quanto si trova sul suo blog
How I make money
“I am a law professor. I am paid to teach and write in fields that interest me. Never is my academic research directed by anyone other than I. I am not required to teach any particular course; I am never required or even asked by anyone with authority over me to write about a particular subject or question. I am in this important sense a free laborer.
I also get paid for some of my writing. I write books that are sold commercially. All of my books are also available freely in electronic form. I have been commissioned to write articles for magazines. But in all cases, while I may contract about the subject matter I will address, I never contract about the substance.
I have (though rarely) been paid to consult on matters related to my work. If I have, I conform my behavior to the NC Principle articulated below.
I am sometimes paid to speak. If I am, I will contract as to subject matter (e.g., whether the speech is about innovation, or copyright, or privacy, etc.). I do not contract as to substance. In addition to an honorarium, I also accept payment to cover travel expenses.
I am not compensated for my work with nonprofits.”
Questo è Lawrence Lessig.
Beato lui! Sono le prime riflessioni che ci vengono in mente.
Ora, mettendo da parte quel sano senso di invidia, cerchiamo di riflettere insieme sul perché non si riesca nel nostro Paese a suscitare il necessario clamore attorno alla necessità di un investimento POLITICO sulle potenzialità del web.
Paragonare il web ai mezzi tradizionali è un atteggiamento incivile e scorretto volto a impedire la diffusione dell’innovazione. Una strategia che perpetui uno status quo vecchio e conservatore fa comodo a una classe dirigente che ha paura del progresso e della rimessa in discussione di certezze e privilegi.
Tutto questo è un attentato alla nostra dignità e soprattutto all’immenso patrimonio culturale italiano che verrà sopraffatto dalla condizione di arretratezza alla quale vogliono condannarci.
Internet sta riscrivendo le previsioni della storia, escludendo selvaggiamente (e per fortuna) i vecchi protagonisti che non sentono l’urgenza di aprirsi al nuovo che avanza.
Per tale ragione diventa più che mai urgente il libero accesso alla Rete per tutti, affinché si possa essere partecipi di un futuro che viaggia ormai a una velocità incontrollabile.
Internet non vuole tagliare col passato, Internet vuole comunicare col passato per ampliare e tutelare la società della conoscenza, per rendere tutti protagonisti attivi della vita sociale e politica.
Signori della politica smettetela di trattarci come se fossimo dei giovincelli scapestrati che sperano di cambiare il mondo con il rock and roll. Noi siamo venuti ieri a casa vostra per farvi un regalo e non vi siete neanche degnati di scartarlo.
Voi non avete la più pallida idea delle risorse e della potenza del web, pensate sia un giochino divertente che nasce con Facebook e che muore nelle foto condivise sui social network.
Non abbiate paura, la rete è qui anche per voi, provate a conoscerla, incontrarla e diffonderla.
Se la politica è amministrazione della cosa pubblica, quale strumento migliore del web può restituire la voce della cosa pubblica?
La sua legislazione è intrinseca alla natura stessa della rete e parla di diffusione, condivisione e trasparenza. Se le leggi nascono (o almeno così dovrebbe essere) dalla negoziazione e dal confronto indirizzato al bene collettivo, viene da sé che non c’è luogo più democratico del web dove dare vita a una giusta regolamentazione.
Signori della politica, facciamo così, noi non ci offendiamo per la spocchia che ci avete dimostrato, ma almeno prometteteci che vi sforzerete di conoscere la Rete. Lo diciamo per voi, per permettervi di governare meglio e di ricevere in cambio onori e glorie dalla comunità che avete il privilegio di amministrare.
Ieri abbiamo fatto un passo piccolo piccolo, ma rilevante.
Forse vi abbiamo fatto pure un po’ pena, forse anche più di quanto voi a noi.
Ma non siamo incazzati, perché la rabbia spesso obnubila la mente ed è necessario più che mai essere lucidi e prudenti.
La strada è ancora lunga e in salita, ma forse siamo riusciti a instaurare un dialogo.