Come una nuvola che cambia rapidamente, tentare di affrontare le mutazioni del variopinto universo della comunicazione, può avere diverse sfaccettature.
Al Forum della Comunicazione di Roma manager, giornalisti e imprenditori hanno dato luogo a discorsi, prevalentemente a senso unico, in cui, chi più chi meno, ha promosso le proprie manovre aziendali inserendole in autorevoli scenari innovativi.
Parlare di interazione senza fare interazione risulta alquanto paradossale, ma questo forum ha dimostrato che è possibile: tanti piccoli monologhi, diversi anche interessanti, sui cambiamenti del modo di fare informazione e il ruolo che i nuovi media hanno nella creazione del rapporto di fiducia con gli utenti.
Un salotto cattedratico e “polveroso” concentrato più che altro sulla scoperta del valore relazionale della rete, della sua accezione di strumento atto a comunicare a molti secondo standard spazio temporali abbreviati.
Ma la reale trasformazione e la portata rivoluzionaria sta nella creazione orizzontale, autonoma e indipendente dell’informazione, col suo carattere di multidirezionalità e col suo spazio pubblico, il web, facilmente (seppur non sempre) accessibile, dove il confronto, lo scambio e il dissenso trovano la loro voce e la loro natura propositiva nelle mobilitazioni dal basso.
I cittadini diventano reporter, conquistando una ancora troppo piccola affermazione sociale e collettiva.
Etica e fiducia pertanto diventano valori centrali in questo passaggio da un potere editoriale chiuso a una forza aperta e condivisa. Una percentuale altissima delle informazioni infatti provengono da blog, social network e giornalismo partecipativo che disorienta e intimorisce coloro che finora hanno vestito di autorevolezza il loro potere di gestione delle informazioni, siano esse di natura giornalistica che di natura prettamente commerciale e di business.
Il web continua ancora a spaventare e tale timore si confonde nella visione di una Rete caotica e indisciplinata, la cui verifica dei contenuti viene disposta non come equivalenza di trasparenza, ma come forma di controllo e, in casi estremi come il nostro Paese, di tentativi di censura.
Oggi in Italia, e questo è emerso chiaramente, si ritiene che l’informazione di qualità provenga solo dai giornalisti che garantiscono notizie attendibili e controllate. E ciò avrebbe una sua plausibilità se ci fosse lo spazio anche per l’informazione divergente in un dibattito e un confronto continuo.
Gli “autorevoli controllori” delle notizie continuano a muovere le solite critiche verso il nostro Paese disegnato come passivo, arlecchino e autoassolvente, in cui nessuno si prende le proprie responsabilità, ma tali critiche continueranno ad avere una possibile presa finché non si darà voce a tutte le opinioni attraverso un lessico del confronto.
Forse la Rete stessa non ha ancora trovato un suo linguaggio credibile e fidato ed è costretta ancora a fare la voce grossa confondendosi nella lotta piuttosto che distinguendosi nel confronto.
Ma come si può farlo in un paese refrattario all’innovazione e ostile al cambiamento?
E in una sala schermatissima e priva di ogni possibilità di connessione, un’inedita Tag Cloud live ritrasmetteva in loop sempre i soliti pochi tweet della sala stampa dell’Auditorium, privilegiata dall’accesso alla rete.
Previa iscrizione alla rete wifi della provincia!
Questo è il ritratto del paese reale con il quale dobbiamo confrontarci tutti i giorni e verso il quale abbiamo il dovere di raccontarne le sue sfaccettature fino a quando avremo gli strumenti per poterlo fare.