Lunedì, grazie alle mitiche fanciulle della GGD ho assistito presso la Universal a un mini seminario sul 3d tenuto da Davide della Casa (founder di Screenweek) e alla proiezione del film d’animazione Dragon Trainer.
L’incontro ci ha raccontato che il cinema in 3d è costituito da immagini stereoscopiche (cioè con due punti di vista paralleli) che, attraverso l’uso di occhialini specifici, ricostruiscono l’illusione del 3d. Le telecamere utilizzate per tali riprese sono dotate di due obiettivi paralleli a doppia esposizione. Le immagini poi vengono proiettate sullo stesso schermo.
I primi occhialini, quelli con una lente rossa e una ciano che filtravano ciascuna uno spettro di luce differente, appartengono all’immaginario iconografico degli anni ’50 e consentivano di vedere le immagini stampate attraverso la sovrapposizione di un filtro. La resa dei colori, però, è risultata scarsa sin dall’inizio decretandone l’insuccesso.
Poi arrivò il sistema a fotogrammi alternati, si proiettava cioè prima un frame per l’occhio sinistro e successivamente per l’occhio destro, con una velocità tale da rendere la continuità del movimento. Dall’evoluzione di questo concetto sono nati gli occhiali con otturatori LCD che non effettuano però alcun filtraggio. Nel frattempo Xpand in America sta investendo sulla tecnologia di questi occhiali anche in funzione dei nuovi televisori 3d, anche se ancora non esiste un formato standard compatibile con tutti gli apparecchi.
Diverso è il discorso di Avatar per il quale le immagini sono state girate direttamente in 3d attraverso una telecamera brevettata da Cameron, la Fusion 3d, dotata di due obiettivi la cui distanza è la stessa che intercorre tra i nostri occhi. Pertanto è in grado di simulare perfettamente la visione umana.
Con l’utilizzo del software Simulcam, Cameron ha inoltre potuto monitorare al computer in tempo reale le riprese tramite il preview scenografico. Il Simulcam permette anche di avvalersi, attraverso la Performance Capture, dell’espressività reale degli attori (attrezzati di tute con raffinatissimi marcatori) per restituirla ai personaggi virtuali. Tutti i successivi perfezionamenti sono stati poi affidati alla C.G.I.
Dragon Triner si avvale invece della tecnica InTru 3d (nata dalla collaborazione tra Intel e Dreamworks) con una grafica di altissima qualità che viene pensata in 3d sin dalla nascita del progetto. Le immagini così fuoriescono letteralmente dai confini dello schermo per coinvolgerti e portarti dentro la storia.
E quando la favola ti trascina a tutta velocità tra i colori cangianti del cielo, sulle ali di un drago, allora senti realmente di appartenere alla storia e ti agiti e fremi insieme a Hic e al suo amico Sdentato. E piangi quando tutto sembra essere perduto, anche se dentro di te sai che è un cartone e che non può che concludersi con un happy end.
Dragon Trainer è la storia di un’amicizia che passa attraverso la scoperta dell’altro e che si fortifica nello scoprirsi simili, empatici come direbbe Rifkin.
La paura l’uno dell’altro li ha resi nemici e perciò, da sempre, i vichinghi sono uccisori di draghi e i draghi assaltano i vichinghi. Ma un giorno Hic scopre che anche il temibile drago ha paura, proprio come lui ed è tale paura che lo rende aggressivo. Hic, il giovane vichingo, mette da parte il timore e decide di non trafiggere il drago, ma anzi lo libera, e il contatto prende il posto della paura e dà vita a una solidarietà prima d’ora inimmaginabile.
Una favola allegorica del rapporto col diverso che rivela un eroe (in principio fu Shrek) non più patinato, che non veste il suo corpo perfetto di bellezza, forza e vigore, ma trova il suo eroismo nell’ingegno e nei forti ideali di condivisione.
Il progresso si nutre di rivoluzioni tecnologiche e scorre attraverso i cieli di una rivoluzione emotiva.