Sono passati 10 giorni, ma queste parole continuano a risuonare nella mia testa:
“Noi donne abbiamo fatto la nostra parte, le istituzioni no! Rispetto, dignità, lavoro, libertà ci sono dovute, ADESSO!”
Con queste parole Cristina Comencini ha concluso il suo intervento alla mobilitazione di massa Se non ora quando del 13 febbraio a piazza del Popolo.
Un discorso sincero, privo di retorica, arrabbiato ma sapientemente misurato, che, superando le lotte di partito, punta l’attenzione su un problema reale e obiettivo: la percezione della donna nella cultura italiana e le sue conseguenze a livello sociale, politico ed economico che minano il processo di innovazione nel quale il nostro Paese non riesce ancora ad avere un ruolo predominante.
Un esempio perfettamente calzante, citato dalla stessa Comencini, è l’operato di Angela Merkel, la quale, all’inizio del suo mandato, ha triplicato, con non poche difficoltà, i posti negli asili nido. Oggi la Germania vanta una crescita produttiva tre volte superiore alla nostra. Questa è la dimostrazione che un’azione politica efficiente e innovativa nasce da una valutazione attenta delle condizioni sociali e culturali di un paese.
Le ultime vicende politiche italiane non hanno fatto che rendere esplicito un modello culturale perfettamente radicato nella nostra società e che da troppi anni condiziona le scelte quotidiane di ciascuna di noi. Continua a leggere