Al Nuovo Cinema Aquila di Roma si è svolto dal 23 al 25 aprile la festa del cinema a tematica LesboGayBisexTransQueer, Queeringnroma.
Purtroppo ho potuto assistere solo ad una proiezione, ma fortunatamente è stata quella della pellicola che ha vinto il premio del pubblico al Torino GLBT Festival. Un premio decisamente emotivo per un film emozionante, Children of God di Kareem Mortimer.
I “Figli di Dio” è un movimento religioso, probabilmente equiparabile a una setta, che si propone di evangelizzare il mondo attraverso azioni, spesso invasive, giustificate da una presunta diretta legittimazione divina.
Tutto ciò che non è contemplato dalla legge divina è considerato abominevole, primo tra tutti l’omosessualità.
La radio o la tv sempre accese in sottofondo, raccontano lo scenario sociale delle Bahamas dove un pesante clima omofobico, sostenuto dalla cultura evangelica protestante, sta seminando odio e razzismo attraverso campagne sociali e petizioni da presentare al Parlamento, in opposizione alle leggi a favore dei diritti civili per le coppie gay.
E se Dio, da un lato, diventa paravento dietro il quale predicatori armati di odio nascondono le proprie sane e umane debolezze, dall’altro lato Dio parla attraverso la voce del reverendo Ritchie che predica l’amore incondizionato di Dio per tutti, perché tutti, indiscriminatamente, sono figli di Dio.
Lo è Johnny il giovane pittore dichiaratamente gay in cerca di ispirazione, lo è Romeo un ragazzo di colore che nasconde la propria omosessualità alla famiglia e alla comunità, lo è Lena moglie di un pastore (segretamente gay) attivista nella crociata antiomosessuale e religiosamente conservatrice.
I 3 figli di di Dio lasciano Nassau per ritrovarsi nella piccola isola di Eleuthera dove le loro vite si sfioreranno e si scontreranno ciascuna con il proprio mondo interiore.
Children of God non è la storia d’amore di due ragazzi gay, ma è un racconto che parla di amore universale in un contesto profondamente omofobico, dove l’omofobia è il pretesto per il confronto con il diverso o con la nostra intimità che stride con l’immagine, spesso indotta, che abbiamo di noi stessi. Perché ci sono madri che preferiscono avere un figlio drogato piuttosto che gay, e uomini di chiesa, nascostamente gay, che richiamano tutti all’odio perché solo dando qualcosa da odiare si tiene la gente unita.
Un ritratto insolito di amore e solitudine, attraverso immagini ricche di drammaturgia che galleggiano nel mare che purifica l’anima dai pregiudizi e dagli ostacoli emotivi.
“Ma anche Mario è gay” … “Ma Mario è il mio parrucchiere, è diverso!”