I corti italiani sono quelli che dapprima attirano di più la mia attenzione nella programmazione di un festival. Spero sempre di trovare degli spunti interessanti e la dimostrazione che se c’è un’idea forte, essa può essere realizzata al suo meglio anche con pochi mezzi. Il tutto sta a costruirla bene questa idea e se ciò avviene nelle opere del mio paese, la cosa mi rende più felice.
Durante il R.I.F.F. finora ho visto 3 cortometraggi italiani.
Quello che più mi ha convinto e coinvolto è stato La vita Accanto di Giuseppe Pizzo.
Giuseppe Pizzo è poliziotto, scrittore e regista profondo conoscitore della realtà del suo paese, il territorio di Orata di Atella, dove ambienta una storia di degenerazione e assuefazione a una realtà criminosa e violenta. Con una macchina a mano irrequieta come i suoi personaggi, in meno di mezz’ora ci presenta tutti gli attori sociali presenti sul territorio: chi vive di piccola criminalità e lotta per ottenere il rispetto, chi si adegua passivamente e per amore del figlio tenta di sottomettersi alla legge del più forte, chi non ci sta e preferisce portare la sua onestà altrove e chi invece con coraggio riesce a dire di no. Angelo non ancora adolescente, con un padre appena arrestato, un fratello delinquente e un amico morto ammazzato, si ribella, ruba la pistola al fratello ma gli dice che gli vuole bene e in quel momento diventa immagine di speranza.
Qui sotto il trailer.
Mutande di ricambio di Andres Arce Maldonado e Luca Merloni, racconta di un uomo e dei suoi tentativi alquanto maldestri di conquistare le donne.
Il personaggio, divertente, ma estremamente goffo è ossessionato dall’idea di non essere banale e di risultare affascinante e seducente. Cosa in cui però, nonostante la diversificazione degli approcci, fallisce miseramente.
L’associazione con il testo della canzone “Cara ti amo” di Elio e le storie tese, per me, è stato immediato e ha contribuito a strapparmi più di un sorriso. Il film scorre piacevolmente, intrattiene nonostante la poca originalità e quella scena in più in cui il protagonista lava i piatti in versione drag queen. Scena che non aggiunge nulla, anzi spezza il ritmo e lo fa scadere per pochi attimi nella banalità.
Altro cortometraggio che però non mi ha assolutamente appassionato è Rosso di Sara di Alessandro Marinelli. Un tentativo fallito di costruire un giallo classico che presenta una struttura lacunosa e priva di suspense, per cui l’attesa dello svolgimento della trama non crea alcuna tensione emotiva e porta a un finale estremamente prevedibile.