Ancora mi stupisco di quanto la combinazione di suoni e accordi riesca a penetrare nel profondo dell’animo umano. Restituisce quell’armonia dell’esistenza che va oltre ogni condizionamento.
E quando alla musica si affianca, voluttuoso, il piacere della visione di due corpi spalmati l’un l’altro, che volteggiano inebriati dal tango argentino, allora senti di essere parte di questo accordo universale che accomuna i sensi.
Ma il limite dell’essere semplice spettatrice e non protagonista sensuale di questo spettacolo, pungola la mia vanità e lascia in bocca un sapore amaro e malinconico, che solo una birra ghiacciata riesce ad allontanare in queste calde serate d’autunno palermitano. E, per contorno, chiacchiere, pettegolezzi e battutine tra amici/colleghi nella vivace via dei chiavettieri che chiudono il circolo di una serata speciale in una città dal fascino contradditorio.