La seconda giornata all’ #eBookCamp @Beach

Dopo una notte buia e tempestosa, il sole ha deciso di riappropriarsi del suo posto nel cielo a rischiarare, seppur timidamente, l’atmosfera ormai confidenziale della seconda giornata di lavori dell’eBookCamp @Beach.

A prendere la parola per primo ci ha pensato Stefano Tombolini che ha presentato uno sguardo sulla storia del diritto d’autore a partire dal documento The Economic Aspects of Copyright in Books di Sir Arnold Plant, pubblicato dalla rivista Economica nel 1934.

Francesco Rigoli ha, invece, puntato i riflettori sull’editoria di varia e le sue specifiche nicchie di riferimento che possono contare su peculiari canali di vendita e distribuzione, delineando, così, ipotesi di sviluppo di mercato, dei device di lettura e del lavoro redazionale, in vista di un incremento dei servizi editoriali.
Come ad esempio, sottolinea Mattia Quilici, l’investimento sulle piattaforme di distribuzione e la risoluzione della complessa problematica dei DRM.

Tra i tanti aspetti di riprogettazione delle dinamiche di sviluppo del prodotto c’è quello della conversione dei libri cartacei che può avvenire appoggiandosi a servizi esterni o investendo nel personale interno, come ha fatto Edizioni e/o Europa Editions di cui Gabriele Alese è digital editor.
Ciascun metodo ha i suoi pro e i suoi contro sapientemente descritti in queste slide.

La tangibilità dell’esperienza di lettura non viene annientata dalla digitalizzazione dei libri, afferma Mauro Sandrini, sociologo e ingegnere esperto di e-learning e innovazione.
Le librerie  e i luoghi di aggregazione che riusciranno a sopravvivere saranno quelli in grado di vendere servizi one shot legati al mondo fisico recuperando l’aspetto sociale della condivisione dell’esperienza di lettura.

E ciò vale maggiormente in ambienti di apprendimento e costruzione di saperi come la scuola, in cui il risvolto pedagogico della trasformazione culturale necessita di strumenti che il nostro Stato ha il dovere di fornire, previa adeguata formazione del personale.
Nel blog di Sandrini ho trovato questo pensiero che condivido in toto:

Forse il regalo più grande in arrivo dalle tecnologie degli e-book è un campo deserto. Che bisognerà arare, innaffiare e seminare. Non solo con i titoli dei libri da commerciare ma anche recuperando la capacità, e il piacere, della conversazione […] Che siano libri di carta o e-book poco importa.”

L’industria editoriale, nel raccogliere la sfida digitale, ormai non può più esimersi dalla rivalutazione del proprio ruolo di produttrice di beni culturali.
Spesso, l’abbarbicarsi a logiche di mercato obsolete induce a una deviazione dalle strategie di lavoro, per cui gli eBook non riescono a essere interpretati come un’opportunità di ridefinizione degli equilibri del mercato stesso.
In questo gioco d’equilibrio, un ruolo primario lo ricoprono le piattaforme di autopubblicazione come quella presentata da Antonio Tombolini, dall’icastico titolo Narcissus.
Narcissus fornirà tutti i tool necessari per realizzare e diffondere la propria opera in formato digitale, con in più la certificazione e la distribuzione su piattaforma Stealth e il riconoscimento di uno standard ePub validato.

Prendere sul serio la sfida del self publishing vuol dire quindi ripensare la politica dei DRM all’interno di una rielaborazione generale del modello di business che comprenda tutte le opportunità (culturali, sociali, economiche, democratiche…) di cui gli eBook si fanno portatori.

La responsabilità intellettuale degli autori e dell’industria editoriale nel loro tempo digitale è pensare digitale!

E pensare digitale  non dovrà più essere solo prerogativa di una minoranza!

P.S. Grazie agli amici di Agrycult, farmers community, che ci hanno offerto i suoi prodotti di qualità e ci hanno fatto conoscere la community supported agriculture.

P.S. Enrico Corinti mi ha segnalato due importante eventi:

Qui, invece, tutte le foto dell’ eBookcamp.



La prima giornata all’#eBookCamp @Beach

Il 18 e 19 settembre, presso lo stabilimento balneare Carlo&Domenico di Porto Recanati (MC), si è svolta la prima edizione dell’eBookCamp @Beach, nata da un’idea di Michele Marcucci, web wizard della Simplicissimus Book Farm che ha organizzato l’evento.

Tra cultori dell’innovazione, professionisti e lettori appassionati, gli speech (spesso pensati e rivisitati in seguito al continuo work in progress delle conversazioni) si sono susseguiti in un’atmosfera dinamica, poliedrica e collaborativa.

Ad aprire le danze l’intervento artistico del fotografo (e non solo!) Pippo Onorati che ha proposto un’interessante esperienza collettiva:
raccontare l’eBookCamp attraverso le immagini ritratte da noi partecipanti, armati di macchine fotografiche e smartphone.
Il cibo delizioso, i volti incuriositi, il contatto coi nuovi device, la quotidianità della tecnologia… Sono solo alcuni degli aspetti immortalati che andranno a completare un progetto fotografico collaborativo.

Ma i protagonisti assoluti dell’evento sono state le idee, le novità, le anteprime e le continue riflessioni sul futuro dell’editoria e dell’impatto sociale dei nuovi approcci alla lettura.

A tal proposito Omar Cafini (sviluppatore per iPad e iPhone) ha raccontato di iniziative editoriali lungimiranti che intendono ripensare i contenuti, in termini di elementi interattivi.
Inkling, ad esempio, è una app per libri di testo multimediali, che consente un’interazione coi contenuti su più livelli di fruizione e costituisce solo una delle tante esperienze interattive possibili.
Migliorare l’efficienza e l’usabilità dei contenuti diventa quindi condizione indispensabile, come ha spiegato Matteo Balocco, per una lettura confortevole e ottimizzata dei nostri eBook.
La tipografia, infatti, va oltre il puro aspetto formale, e rientra appieno nell’organizzazione e composizione di contenuti e linguaggi.
Una tipografia che conosce a fondo il contenuto, può collaborare attivamente anche all’attribuzione di qualità al formato digitale ePub per la sua leggibilità nei differenti device.

Ma come si pongono i lettori e gli autori nei confronti degli eBook?

A dare una risposta ci ha provato lo scrittore Luca Lorenzetti (autore di Scrivere 2.0), il quale, ha ideato un semplice questionario con l’obiettivo di comprendere le reali opportunità che gli eBook portano a chi legge e a chi scrive.
La percezione che si ha dalla lettura di un libro elettronico cambia in base al contenuto.
Se esso è portatore di emozioni (come nel caso di romanzi) necessita di una fisicità cartacea che possa appagare la richiesta di un’ esperienza sensoriale da parte del lettore.
La “freddezza” del device, invece, si addice di più a contenuti tecnici e specialistici.

Se invece si considera il punto di vista degli autori, più che su quelle di lettura, esso si focalizza sulle opportunità di visibilità che la pubblicazione in formato digitale offre.
Le conclusioni che deduce Lorenzetti dal suo personale studio, confermano quanto sia ancora necessario fare una giusta informazione sugli eBook e sulle potenzialità sociali e culturali che la fruizione di un testo digitale comporta.

Una delle prossime occasioni di confronto, ricorda Marco Barulli, potrà certamente essere E-book lab Italia, “una mostra convegno per tutti i professionisti dell’editoria digitale sul mercato italiano”, che si terrà a Rimini tra il 3 e il 5 marzo 2011.

L’ innovazione di cui si fanno portatori di eBook è un processo che sta declinandosi su diversi settori, dalle logiche di business, ai riflessi sull’essenza della scrittura, fino alla creazione di nuovi modelli culturali.

E forse, per alcuni aspetti, è proprio un certo sentimentalismo stantio a sottovalutare la portata di tale realtà.

Come saggiamente afferma Paolo Marasca, a fine lavori della prima giornata, chi ama leggere, legge lo stesso!
Non è il tatto o il fantomatico odore della carta a fare la differenza, ma è solo una semplice questione di abitudine!

To be continued



Verso l’eBookCamp @Beach

Il costume ce l’ho, i reader pure, il notebook è in carica, il Samsung Galaxy anche.

L’ombrello? Speriamo di no! Ma, in fondo, le nuvole non ci spaventano.

Domattina si parte alla volta di Recanati per la prima edizione dell’eBook Camp @Beach!

Alcuni tra gli esperti di editoria digitale ci parleranno dell’ottimizzazione degli standard di fruizione dei contenuti digitali, delle innovative strategie di business del mercato editoriale, delle nuove prospettive per il diritto d’autore e dell’importantissimo punto di vista dei lettori.

Se vi stuzzica l’idea di chiacchierare di scenari futuribili dell’editoria e di scoprire alcuni tra i device di ultima generazione, l’indirizzo è Lungomare Lepanto 36, Porto Recanati (MC).

Tour delle Fiandre in bicicletta: da Bruxelles al Mare del Nord (Gent-Oostende-Brugge)

Dopo due giorni di pedalate, i nostri muscoli decidono di inscenare una forma di protesta liberando crampi e fitte lancinanti.
Ma nulla può ormai scalfire l’ebbrezza del viaggio a cavallo delle nostre fedeli biciclette!
Come tutte le mattine la sveglia suona alle 7. Colazione, doccia e via in sella in direzione di Gent.
La LF5 (Flanders Cycling Route) è la pista ciclabile che dobbiamo continuare a seguire. Le cartine sono abbastanza chiare per una visione d’insieme del viaggio, ma per i particolari, gli incroci, i cambi di direzione, le salite e le discese, ci dobbiamo affidare alle indicazioni dettagliate che ci ha fornito il tour operator, le quali, però, sono un po’ troppo approssimative e forse non aggiornate, dato che spesso ci ritroviamo davanti a strade inesistenti. Fermarsi per chiedere informazioni ci fa perdere diverso tempo.
Il paesaggio che ci circonda è decisamente bucolico e ricco di corsi d’acqua, raramente si scorgono chiesette e monasteri, qualche cimitero e vecchie linee ferroviarie. Il percorso prestabilito non prevede, purtroppo,  il passaggio tra i pittoreschi villaggi che riusciamo a scorgere solo in lontananza.
Lungo un tragitto, tutto sommato monotono, tranquillità e silenzio ci accompagnano, fino a perseguitarci!!!

Ma le lepri che scorrazzano da una parte all’altra, le capre che ruminano in pace, le mucche e i tanti animali che incontriamo, ci sorprendono colmando l’atmosfera giocosa che l’umorismo di Marco aveva già ampiamente impreziosito.

Forse perchè abituati alla Donauradweg, particolarmente attrezzata e confortevole, la Flanders Cycling Route non riesce a sostenerne il paragone per i servizi, per la chiarezza delle informazioni (soprattutto per quanto riguarda le intersezioni dei percorsi, i knooppunten) ma più di ogni altra cosa, per bellezza e varietà dei panorami.
Lungo il Danubio una delicata brezzolina rinfrescava gli animi. Nelle Fiandre, invece, il vento è il nostro nemico numero uno!
Ci si oppone con tutto il suo impeto, facendoci vivere una pedalata in pianura e in prima come un’impresa titanica!!!
Da quel momento in poi il soffio possente di Eolo non ci ha più abbandonato!

Arrivati a Gent scopriamo una città imbacuccata da un cantiere a cielo aperto: strade interrotte, grossi macchinari e impalcature ne nascondono le bellezze.
La Cattedrale di San Bavone (Sint-Baafskathedraal) è chiusa e non possiamo ammirare l’Adorazione dell’Agnello mistico dei fratelli Van Eyck.
Non ci rimane che passeggiare lungo il canale principale di Gent e ammirare i palazzi gotici e rinascimentali e le case con pignone.

Brugge, invece ce la godiamo per quasi due giornate.
Ammiriamo i giochi di luci e colori che il cielo incerto regala ai palazzi fiamminghi, riflessi nei pittoreschi canali che decorano i pavé tanto ostili alle due ruote.
Il Markt, circondato dalle maestose Case delle Corporazioni, da secoli si abbandona alle note del grande carillon di 47 campane dell’antico Belfort.
Romantica ma  intrigante allo stesso tempo, Brugge offre anche diversi ristoranti caratteristici dove ho nuovamente assaggiato le moules frites, ma per il prezzo a cui le vendono (circa 2o euro per una porzione molto abbondante) preferisco spendere la metà per una più gustosa e italiana impepata di cozze!
Il piacere di mangiarle pizzicandole con lo stesso guscio a mo’ di tenaglia, è, però, divertente e anche sofisticato e, tutto sommato, l’abbinamento cozze, birra e patatine fritte (orgoglio nazionale per la “speciale” tecnica della doppia cottura) riesce a comporre un gusto particolare e sfizioso.

[Ristorante consigliatissimo a Brugge: den Amand, Sint-Amandstraat, 4]

Purtroppo nè a Brugge, nè a Gent abbiamo potuto visitare i beghinaggi, i musei o i famosi arazzi fiamminghi.
Le pedalate quotidiane di circa 60 km per raggiungere le grandi città riempiono le intere giornate! Ma il tempo per assaggiare le famose praline e le orangette riusciamo a ricavarlo!

E’ il nostro ultimo giorno da ciclisti, ma la pioggia incessante e il vento forte ci persuadono a lasciare le due ruote e a prendere il treno per raggiungere la suggestiva costa del Mare del Nord!
De Haan, cittadina incantevole dall’atmosfera belle époque, è una stazione balneare a misura di bambino. Tra una giostra e un grosso parco giochi risuonano le voci dei bimbi che si divertono a rincorrersi fino al lungomare.
Ristoranti, chioschi di gaufres, negozi di costumi da bagno, sdraio e ombrelloni (in controtendenza con i nuvoloni nel cielo e una temperatura attorno ai 15 gradi!) animano le passeggiate dei residenti.

Qualcuno ha anche il coraggio di tuffarsi nel mare grigio, i bambini, con i piedi nell’acqua gelida, raccolgono la sabbia per costruire castelli di fronte a insoliti bagnini protetti da giacche a vento. Ritorniamo indietro verso Oostende. A Oostende scarseggiano le bow windows e palazzi con frontone a gradoni, ma le vie commerciali sono frequentatissime e si respira una certa aria di mondanità.
La lunga spiaggia puntellata di cabine deserte non evoca lo stesso fascino di De Haan a causa della presenza di palazzoni costruiti quasi in riva al mare.
Ma volgendo lo sguardo in alto, mi lascio incantare dallo spettacolo degli innumerevoli aquiloni che si rincorrono tra le nuvole.
Non sento più freddo e il vento, che tanto ho odiato durante le pedalate, diventa improvvisamente complice di questo romantico quadro in cui io e Marco siamo due piccoli puntini felici.


Tour delle Fiandre in bicicletta: da Bruxelles al Mare del Nord (Bruxelles-Anversa)

L’irrefrenabile voglia di una vacanza in mezzo alla natura ci ha portato a sfidare i nostri limiti con una lunga pedalata attraverso le Fiandre fino al Mare del Nord.
Il mio animo sportivo però si declina esclusivamente su argomentazioni teoriche e ad esso non corrisponde alcun fisico nerboruto né tantomento allenato!
Ma l’entusiasmo e i lieti ricordi della biciclettata lungo il Danubio di 3 anni fa hanno sopraffatto le ultime diffidenze.

L’arrivo a Bruxelles, nell’accogliente suite dell’albergo, non ha fatto altro che fomentare l’euforia per la vacanza che sarebbe cominciata l’indomani mattina col noleggio delle due biciclette che ci avrebbero accompagnato attraverso 5 tappe lungo i suggestivi e pianeggianti percorsi delle Fiandre.

Bruxelles mi ha lasciato alquanto indifferente, nonostante sia perfettamente disegnata dalle linee dell’Art Nouveau e riesca a distinguersi con l’ elegante alterigia delle sue imponenti chiese gotiche disseminate tra i palazzi in stile fiammingo.
Ciò che l’ha resa godibile è stata la caotica festa lungo le strade del centro storico che hanno visto il famoso Manneken-Pis “vestito a festa” con i colori della birra locale, la Delirium Tremens.

Pedalare da Bruxelles verso Leuven, antica città universitaria belga, è stato frustrante,
mortificante e distruttivo al punto che i miei nervi sono saltati,
abbandonandomi a un delirio isterico, in uno scenario naturale così ostile, che mi sarei seduta a piangere per ore in attesa di un principe azzurro su quattro ruote motorizzate.
Ma la calma e la dolcezza del mio principe in bicicletta hanno rischiarato il cielo plumbeo che incombeva sul nostro cammino. E così, lentamente, siamo arrivati alla stazione di Leuven.
Dopo aver mandato le peggiori maledizioni al tour operator che non ci aveva assolutamente allertato della difficoltà del percorso del primo giorno, abbiamo preso il treno per completare il restante percorso fino a Mechelen .

Mechelen, la città delle 197 campane, è vivace e allegra e regala alcuni scorci colorati e pittoreschi. Ma anche tanta musica. Eravamo lì proprio nei giorni del Maanrock: due grossi palchi allestiti nel centro storico, artisti più o meno conosciuti e giovani talenti brufolosi. E litri e litri di birra che mi hanno fatto dimenticare l’incazzatura della mattina.

Il secondo giorno solo 36 km (rispetto ai 69 previsti del giorno prima) ci
separano da Bornem (4 case, il nostro albergo e nulla più).
Siamo arrivati a destinazione a ora di pranzo, sfrecciando su un percorso finalmente pianeggiante e, come suggerito dalla guida, abbiamo preso il treno verso Antwerpen (Anversa) la città di Rubens e la seconda più grande del Belgio.
Capoluogo studentesco, famoso per la sua industria del diamante, ha un vivacissimo centro ricco di vie commerciali dai negozi più diversi. Ma ha anche un cuore storico che batte nel Grote Mark dove campeggia la statua di Brabo che tagliò la mano al gigante Antigono.
Ma ciò che le regala il suo fascino è il porto sul fiume Schelda coi suoi vecchi cantieri e il Castello Het Steen dalla cui terrazza, al tramonto si possono ammirare i colori assopiti del sole che, stanco, a fine giornata, si ritira tra le acque del fiume, lasciando dietro di sè pennellate di luce che fendono il cielo scuro del Belgio di fine Agosto.

to be continued…


Basilicata coast to coast

Lui, il DVD, è arrivato puntuale e mi ha atteso pazientemente per giorni. E aveva forse ormai perso le speranze quando, d’improvviso, l’altra sera ho spento le luci, acceso il proiettore e sono sprofondata comodamente sul divano pronta per il lungo viaggio verso la Basilicata coast to coast.

“Ba Ba Basilicata, tu che ne sai, l’hai vista mai?” canta Rocco Papaleo nel finale di questa storia ambientata nella regione il cui accento “non si capisce nemmeno che meridione è”, quel meridione dimenticato da Dio che rappresenta una realtà a sé, incompresa e imprigionata nell’ingannevole immagine di terra anonima, arida e impersonale, tanto da metterne in dubbio persino la sua esistenza.

Ma “la Basilicata esiste. E’ un po’ come il concetto di Dio, ci credi o non ci credi. Io credo nella Basilicata!”

E che Papaleo ci creda lo si capisce bene da tutte le bellissime immagini che ci ha regalato della sua terra.
Sì, è un esplicito spottone alla Basilicata, sostenuto economicamente dalla Regione che ha tutto l’interesse nel liberare se stessa dal complesso di invisibilità a cui l’ ha recentemente condannata l’ascesa turistica di Puglia, Sicilia e Calabria.

In questa strategia produttiva non ci vedo nulla di male, ma anzi ben vengano racconti per immagini che valorizzano la natura e la cultura della nostra Italia.

Ma questa bella storia, dall’inizio divertente e ritmato, disattende le aspettative e stenta a prendere il volo a causa di una sceneggiatura piena di potenzialità inespresse.
L’
urgenza emotiva che spinge i nostri eroi a intraprendere un viaggio a piedi dalla costa tirrenica a quella ionica per partecipare al Festival di Scanzano, è vagamente accennata, così come il loro percorso interiore risulta a volte scontato e prevedibile.

L’intreccio cade in piedi nel finale e riacquista dignità nell’ ultima scena, un momento inaspettato che lascia un sorriso al tempo stesso amaro e consolatorio.

I personaggi, amabili e onesti, interpretati da ottimi attori, si raccontano poco e, quando lo fanno, lo fanno attraverso lo spiegone affidato a un altro personaggio.

Le tante gag brillanti e i dialoghi arguti e delicati purtroppo non riescono a dare uniformità a uno stile narrativo impacciato e confuso, ma il caldo umorismo e l’ironia beffarda che accompagna i nostri musicanti strampalati ci restituiscono comunque una narrazione suggestiva ricca di poesia.


Cara Bologna

Bologna, venerdì 10 settembre 2010

Cara Bologna,

ci stiamo lasciando definitivamente dopo tanti anni d’amore folle, litigi, ripensamenti e abbandoni.

Quell’ultimo filo che ci teneva unite è stato spezzato e a Natale non vedrò le tue Due Torri illuminate nel gelido freddo che ormai da tempo non riesco più a sopportare.

Mi hai adottato senza essere mai riuscita a farmi sentire parte di te.

Ma ci siamo divertite tanto insieme… le lunghe serate al Lumière, i balli fino a tardi al Corto Maltese, gli inseguimenti a Villa Serena, le pedalate nella neve, le passeggiate notturne con Filippo, le sfumacchiate sulle panchine e le piccole trasgressioni che mi hanno fatto diventare una persona migliore.

Ma soprattutto hai visto nascere grandi amicizie che con te sono cresciute e si sono rinsaldate, di giorno in giorno e tuttora resistono, anche se non sei più tu ad accogliere il nostro continuo ritrovarsi.

Col tempo, ti sei lasciata andare, ti sei incupita e il 29 settembre di 8 anni fa ti ho lasciato, ma siamo rimaste amiche e ci siamo ritrovate ogni Natale.

Siamo cosi cambiate in tutti questi anni.

Siamo come due estranee, ci salutiamo con rispetto, più per forma che per vero sentire.

Non dobbiamo continuare a volerci bene per forza in nome di un passato che ci ha visto protagoniste insieme di tante piccole e importanti avventure.

Il tempo è trascorso portandosi via con sé le suggestioni del passato e il mio presente è troppo indaffarato e intenso per emozionarsi ancora di cio che è stato.

Resta un timido sorriso verso il ricordo. La sua essenza l’ho portata via con me.

E se oggi sono ciò che sono, nel bene e nel male, lo devo anche a te e ti ringrazio dal profondo del mio cuore, ma adesso, ormai non ci resta che salutarci stringingendoci la mano con affetto.

Aspettando Basilicata coast to coast

Lo inseguo da mesi, da quando vidi per la prima volta il trailer che mi lasciò il sapore di un viaggio scanzonato e divertente.
Ma poi, per una ragione o per un’altra, questo incontro non c’è mai stato e tuttora non so se quelle sensazioni troveranno corrispondenza nelle immagini.

I nostri destini continuano a incrociarsi e questa volta è il film che segue me, mi cerca, vuole presentarsi e regalarsi con una chicca in più.

Domani, 31 agosto, in occasi0ne del lancio del DVD e il Blu-ray di Basilicata Coast to Coast Eagle Pictures ha organizzato un evento a Milano presso il Mondadori Multicenter in P.za Duomo, durante il quale Rocco Papaleo parlerà anche di Post Scriptum, un filmato inedito girato dal regista e contenuto extra del DVD, che racconta curiosità e aneddoti sulla realizzazione del film.

Anche questa volta gli eventi remano contro di noi.
E io purtroppo non potrò esserci! :(

Ma fortunatamente l’intero evento sarà trasmesso in streaming a questo link:  http://www.livestream.com/eaglepictures e chi vorrà potrà interagire con il regista tramite una livechat aperta dalle ore 18.30 alle ore 19.30 o sulla pagina personalizzata Basilicata Coast to Coast http://diretta.eagledvdshop.it

Ma la nostra è una storia d’amore destinata ad avere un lieto fine.

Presto mi arriverà copia del DVD e potrò finalmente raccontarvi di questo road movie italiano che continua a raccogliere premi e riconoscimenti tra i festival e le rassegne cinematografiche e musicali del nostro Paese.

No al bavaglio alla Rete

Dal blog di Guido Scorza:

Giulia Bongiorno, Presidente della Commissione Giustizia della Camera ha dichiarato inammissibili – tra gli altri – gli emendamenti presentati dall’On. Cassinelli e dall’On. Zaccaria al fine di cercare di limitare e contenere gli effetti nefasti che l’attuale comma 29 dell’art. 1 del c.d. DDL intercettazioni (rectius anti-intercettazioni) minaccia di produrre sulla libertà di informazione in Rete.”

Se l’emendamento passerà così com’è, i blogger si troveranno di fronte all’obbligo di rettificare, entro 48 ore dalla richiesta, i contenuti contestati, pena una sanzione amministrativa che va dai 250 ai 12.500 euro!

Una vera e propria limitazione della libertà d’espressione di cui non si sentiva proprio la necessità.
Chiunque può già chiedere la rettifica di ciò che viene quotidianamente scritto sul web.

I blog, i forum, i social network sono spazi da sempre aperti alla conversazione e allo scambio di idee e informazioni. Chi si prende la responsabilità di esprimere il proprio parere su tali spazi pubblici è a conoscenza della possibilità di incorrere nel reato di diffamazione che esiste già da tempo.

Non possiamo perciò accettare che l’ultimo baluardo di informazione democratica e condivisa rimastoci venga messo a repentaglio da una legge dispotica e liberticida.

SOTTOSCRIVI ANCHE TU QUESTA LETTERA PER LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE SULLA RETE!