“Tutto nacque da un articolo sui pomodori ciliegini cinesi. Lo lessi e pensai: può succedere anche con la mozzarella. Allora mi ridevano tutti appresso, poi tre anni fa ne sequestrarono un carico.”
Se hai un occhio raffinato e una creatività impetuosa da una semplice notizia di cronaca, riesci a costruire un bellissimo ritratto, come quello disegnato da Edoardo De Angelis in Mozzarella Stories.
Ciccio Dop è il Signore della Mozzarella di Bufala, quell‘oro bianco che gli ha consentito di costruirsi una vita di agi e ricchezze insieme a tutti quegli ommin’e’mmerd che riempiono, fin troppo, una trama complessa, al di sopra delle righe, ma ricca di passione, emotività forte e dall’estetica curata e preziosa.
Quando un regista si innamora troppo delle proprie immagini difficilmente riesce a privarsene e le inzeppa in un flusso drammaturgico che non ha bisogno di altri quadri, ma che, al contrario, ne subisce la pesantezza e la stanchezza. E’ questo è il peggior difetto di questo film.
Tuttavia questa “Commedia Noir a base di caglio, country campano, canzoni neomelodiche, bufale, camorra casertana e imprenditoria cinese...” è una ventata di aria fresca e una speranza ritrovata per il cinema italiano che sommessamente sta scoprendo giovani talenti che hanno solo bisogno di essere riconosciuti.
Nella pellicola risuonano le suggestioni artistiche tipiche dell’universo cinematografico del co-produttore Emir Kusturica, ma ci vengono restituite in maniera del tutto originale dopo essere state interiorizzate e mescolate con un patrimonio culturale preesistente, profondamente autentico e radicato.
Edoardo De Angelis è un ottimo regista e lo aveva già dimostrato nei sui precedenti corti “Fisico da spiaggia“, di cui ho apprezzato più l’estetica che la drammaturgia, e Mistero e Passione di Gino Pachino, che restituisce la dedizione del regista al lavoro con gli attori.
Così come è profondamente evidente in Mozzarella Stories che ci regala un cast affiatato, complice e performante.
L’invasione cinese mette in crisi il regno incontrastato di Ciccio DOP che corre il rischio concreto di finire rovinato insieme a tutto il suo mondo, compreso quello della figlia Sofia, vero motore di tutta la storia. Tutta la trama ruota attorno alle figure di donne che decidono il destino dei personaggi, siano esse mogli, figlie, amanti o nonne. Donne che sognano, donne visionarie capaci di immaginare un mondo differente e capaci di realizzarlo.
Autilia, donna sensuale, romantica e portavoce di un amore incondizionato è un personaggio incantevole che purtroppo subisce uno sviluppo grottesco e caricaturale che ne ha snaturato l’originaria passionalità e la spontaneità. Un’occasione mancata per il regista per completare un quadro quasi perfetto.
Altro personaggio memorabile è Dodo, lo zingaro napoletano dal mondo interiore complesso e romantico, che, per quanto perfettamente integrato nella storia, avrebbe meritato una maggiore evoluzione, ma in un altro film. E rimane, così, un personaggio abortito, di contorno. Davvero peccato!
Ma questa storia di donne, di ommin’e’mmerd, di mozzarelle e di camorra è un film importante, orgoglio del nostro cinema, che regala emozioni coinvolgenti grazie ai suoi bizzarri personaggi portatori sani di umanità.
Ne ho scritto anche su The Reservoir Blog.
Bellaaa come va’??? ti leggo sempre
baciotti
Bene, grazie, anche io ogni tanto faccio un giro sul tuo blog!