Vittima del fascino di Fabrizio Bentivoglio, attendevo con trepidazione l’uscita di questo film. Lascia perdere Johnny, racconta la storia di un ragazzo casertano (ottimamente interpretato dal giovane Antimo Merorillo) che suona la chitarra nella banda del paese guidata dal maestro/bidello Domenico Falasco, un ineguagliabile Tony Servillo che la sa lunga sulla scelta dei personaggi da interpretare…
Le ispirazioni del giovane vengono supportate dall’impresario truffaldino Raffaele Niro (Ernesto Mahieux) che tenta di fare il salto di qualità con il famoso maestro Augusto Riverberi (Fabrizio Bentivoglio), pianista milanese, ex amante di Ornella Vanoni. Johnny, così soprannominato dal maestro, si lascia coinvolgere in questo esperimento corale dal quale nasce una vicenda ahimè priva di storia, priva di contenuti narrativi, ma che lascia lo spazio alle immagini fotografate da una luce viva e prepotente che rivela più di mille parole. Un cast perfetto, calibrato mai fuori dalle righe, costruito da personaggi necessari e dalla forte personalità che ben si intrecciano l’un l’altro, ciascuno nel proprio ruolo, intrecciando le trame di una storia senza storia strabordante di sensazioni genuine.
In altre parole, il film non è avvincente, ma ci si lascia dolcemente cullare dalle note malinconiche di un’ inarrestabile colonna sonora che vince su tutto evocando i ricordi (della mia infanzia) di un sud pittoresco e non troppo lontano, facendoci dimenticare che la vicenda raccontata ha ormai perso la sua successione armonica mentre si avvia verso un finale ben scritto, ma messo in scena senza troppa cura.
LASCIA PERDERE, JOHNNY
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