Lars è timido, schivo, ha paura della gente. Lars evita tutti, anche chi gli vuole bene, come suo fratello e sua congnata. Lars, ha un lavoro, ma non comunica con nessuno. Lars si autoesclude e vive solo in un garage. Lars è amato dalla sua comunità, ma Lars ha anche tanta voglia di amare. E così questo amore lo cerca e gli dà vita attraverso le forme di Bianca. Ma Bianca è una bambola, una realdoll, di quelle al silicone, di quelle con cui gli uomini sessualmente frustrati possono farci tutto ciò che vogliono, tanto queste bambole non parlano. Ma Bianca è diversa e comunica molto più di quanto avrebbe mai potuto fare anche la migliore delle donne.
“Lars e una ragazza tutta sua” è la storia di un disagio mentale che ha origine nell’infanzia di Lars, ma questo infondo non importa. Importante è l’amore della comunità che aiuta Lars nel suo cammino interiore. Ed ecco che la realtà alterata di Lars diventa la realtà di tutti e Bianca è amata e richiesta da tutti, tanto che dovrà persino crearsi un’agenda per organizzare tutte le attività che la piccola comunità di un piccolo paesino del Wisconsin le offre.
Tra piccole gag, episodi divertenti e un filo conduttore dolce, amaro e delicato, la storia scorre piacevolmente con la giusta leggerezza nei dialoghi e con quei piccoli ma significativi gesti dei personaggi che evocano perfettamente ogni sfumatura della loro emotività.
La sceneggiatura, forse in alcuni momenti poco fluida, gode di una grande virtù, quella di non avere insistito sull’analisi del disagio, evitando psicologismi e presunte teorie sui disordini mentali, tuttavia, restituisce un godibile approccio intimista a una storia difficlie e forse al limite del surreale. Ma poco importa se si esce dal cinema con la speranza che tutto questo possa essere realmente accaduto.
Lars e una ragazza tutta sua
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