Archivi categoria: Articoli

Premio Afrodite 2010

Anche quest’anno l’Associazione Donne nell’Audiovisivo, ha festeggiato la professionalità femminile attraverso la cerimonia di assegnazione del Premio Afrodite. Il Premio nasce per celebrare le donne del mondo dello spettacolo che, con la loro arte hanno mostrato particolare attenzione alle tematiche femminili e hanno contribuito attivamente alla realizzazione di progetti di qualità.

L’evento è stato, tra gli altri, sponsorizzato dalla Lancia che per l’occasione ha presentato il nuovo modello Ypsilon Elle rigorosamente glamour come le star che ha accompagnato fino al pink carpet. Hanno sfilato tra gli innumerevoli flash dei fotografi, Margareth Madè, attrice rivelazione del film Baarìa (ad accompagnarla c’era il regista Giuseppe Tornatore), Mariagrazia Cucinotta, la bellissima Valeria Solarino con Isabella Ragonese, Monica Scattini, Giorgia Wurth, Barbara De Rossi, Micaela Ramazzotti, Nicole Grimaudo e tante altre celebrità più o meno conosciute.

La cerimonia è stata condotta dalla giornalista e presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici, Laura Delli Colli e dal giornalista e sceneggiatore Andrea Purgatori, che hanno inaugurato la serata ricordando tutte le donne alle quali è negato il diritto di parola, come in Iran e in tutti quei paesi in cui la dittatura proibisce la diffusione del libero pensiero.

La prima donna a salire sul palco è stata Paola Comencini, scenografa, che ha giustamente rivendicato il diritto al riconoscimento dell’autorialità per i tecnici del cinema.
Hanno poi presenziato Emanuela Mascherini autrice del libro Memorie del cuscino e Giorgia Wurth che ha presentato il romanzo Tutta da rifare. Insieme a  Sarah Maestri (assente per tournée), che ha riscosso successo col romanzo autobiografico La bambina dai fiori di carta, è stata loro riconosciuta una menzione speciale per le proprie opere letterarie. Da questi romanzi probabilmente nasceranno nuove storie al femminile per il cinema italiano.

Migliori attrici Micaela Ramazzotti, che io ho tanto apprezzato nel film La prima cosa bella, Nicole Grimaudo per Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek e Barbara De Rossi che ha “compresso” tutta la sua simpatia ed esuberanza in un corpicino rinnovato, quale personaggio televisivo dell’anno.

La bellissima, ma un po’ algida, Margareth Madè ha ritirato il premio Lancia Ypsilon Elle direttamente dalle mani di Tornatore che ha ricordato a tutti i presenti la qualità dei film candidati ai David di Donatello quest’anno – tra i quali c’è proprio la sua pellicola Baarìa (!!) – a dimostrazione del fatto che il cinema italiano non è fagocitato dalla crisi come vogliono farci credere. Il regista ha invitato i giornalisti ad abolire la domanda sulla crisi, ma piuttosto ha invitato tutti a vedere il bicchiere mezzo pieno per incoraggiarci a trovare insieme delle soluzioni da proporre anche a chi ci governa.
Tornatore non appartiene certo alla schiera di autori che hanno difficoltà a trovare i finanziamenti, ma sicuramente accetto il suo invito a vedere le cose da un altro punto di vista perché sono stanca a anche io di sentir parlare di crisi di linguaggi e di valori.

Io ritengo che il momento di paralisi che sta vivendo il cinema, così come la tv, non sia dovuto a una mancanza di idee, ma alla gestione che di queste idee si fa e a un sistema produttivo scorretto ed elitario che, immobilizzato dal timore del rischio, porta avanti dinamiche corrotte e sfugge dal tentativo di valorizzare il nuovo che avanza.

Ma fortunatamente ci sono progetti audaci che riescono a ricavarsi uno spazio nelle sale dimostrando tutta la loro dignità artistica, come Viola di mare che ha vinto il premio Afrodite film dell’anno. Viola di mare racconta la vittoria di un amore tutto al femminile, e a ricevere gli applausi sul palco un trionfo di femminilità, dalla regista Donatella Maiorca, alla produttrice Mariagrazia Cucinotta e le due splendide e bravissime attrici, Valeria Solarino e Isabella Ragonese.

La serata, dal risvolto forse troppo mondano e patinato ha purtroppo lasciato poco spazio alle parole e all’approfondimento delle tematiche sottostanti a un premio così importante e necessario per la nostra cultura, ma è comunque un passo importante per la valorizzazione della voce delle donne.

Mi auguro che il prossimo Premio Afrodite acquisisca sempre più importanza e la giusta visibilità che merita, affinché l’ intelletto colto, ironico e raffinato delle donne trovi finalmente la sua rilevanza in un posto che diritto gli appartiene e possa esprimersi in tutta la sua potenza creativa senza perdersi in esasperanti rivendicazioni.

Thank to Candy per le foto

“Il cromosoma X e la sua capacità di autoriproduzione”

Lella CostaOggi è la giornata di webalfemminile.it, una maratona di 24 ore dedicata alle donne e al loro rapporto con la tecnologia, raccontata attraverso dibattiti, videodomande, testimonianze “VIP”, docufiction, sitcom e video aggiunti da gli utenti.

Ho dato una sbirciata al sito e ho trovato testimonianze importanti sull’imprenditoria femminile, come il piccolo ma grandioso progetto abruzzese di ilcapoluogo.it, giornale on line gestito da donne che hanno documentato attraverso l’uso dei nuovi media, la tragedia del terremoto dell’Aquila dello scorso aprile. “Abbiamo aggredito il mondo dal nostro piccolo container” affermano con orgoglio e coraggio Maria Cattini e Roberta Galeotti, vincitrici del premio DonnaèWeb 2009.

E poi interessanti presentazioni di progetti che prevedono l’integrazione tra il web e la didattica tradizionale nelle scuole e la valorizzazione della padronanza nella gestione della rete per la nascita di progetti di imprenditoria femminile. Il web ha snellito la burocrazia e consente di iscriversi on line alla camera commercio, aprire partite IVA e confrontarsi nei forum e nelle community con altre esperienze di buisness al femminile. Per non parlare poi dell’accesso a delle vere e proprie guide on line che orientano le imprenditrici anche anche nella ricerca di  finanziamenti e sgravi fiscali.

C’è chi parla di un aumento delle fiducia in se stesse, chi di reazione a un mercato del lavoro ostile, fatto sta che le statistiche raccontano di donne che usano internet per comprare e gestire le proprie vacanze, acquistare libri e riviste, sottoscrivere abbonamenti a corsi di formazione e addirittura si preferisce il web al sesso… (di ciò, però, non ne farei un vessillo di orgoglio femminile… ma questo è un altro campo di ricerca.)
Le giovani donne preferiscono di gran lunga navigare in rete piuttosto che stare davanti alla tv! Al contrario, agli uomini gli si può togliere tutto, compreso il computer, ma non il televisore!

La strada della parificazione delle opportunità è ancora molto lunga, ma diverse aziende (sul sito si trova la testimonianza della Microsoft) investono sulle donne che ormai occupano posizioni non più esclusivamente nell’ambito del marketing e della comunicazione, ma anche ruoli tecnici e specialistici all’interno del mercato dell’information technology. E sono anche mamme.

Diventa quindi sempre più necessario investire servizi salvatempo (come per esempio gli asili in azienda) che consentano alle donne di organizzare il tempo in maniera funzionale al rendimento lavorativo e alla gestione della propria vita. Altro fattore determinante è la condivisione di best practice tra donne che occupano posizioni di comando e donne all’inizio del proprio percorso lavorativo alla ricerca di modelli di leadership al femminile.
Il diversity managment è quindi una grande opportunità per le aziende che riconoscono le differenze (in questo caso quelle di genere) quali valori aggiunti nella gestione delle risorse umane.

Sul sito si trovano inoltre testimonianze anche inutili e inopportune come quella di Alessia Fabiani che afferma con orgoglio che la showgirl non è  più figura di contorno ma è diventata una donna parlante e pensante nel suo caso anche laureata! O ancora Raul Bova che rivendica il diritto dell’uomo nell’essere unico corteggiatore, e altre sparate su luoghi comuni e amenità varie sul rapporto tra i sessi che più volte si sono esplicitate nella frase “la donna si è evoluta” , cosa che mi ha disturbato non poco. Come se dovessimo essere noi donne felici dell’essere finalmente riuscite a raggiungere l’uomo nel suo processo di evoluzione.

Le parole sono importanti! Ed evoluzione non è sinonimo di emancipazione!!!

“Il linguaggio rende la temperatura sociale dei rapporti che viviamo” recita con eleganza Lella Costa . Il sito offre anche un meraviglioso estratto dello spettacolo Le ragazze che racconta il gioco di potere tra uomo e donna attraverso un’attenta e simpatica riflessione semantica. Lella Costa descrive emblematicamente e con ironia la figura della donna nella storia, nel mito e la sua voglia e il suo desiderio di indipendenza.

La rivendicazione dei nostri diritti è iscritta nella storia dell’umanità, conquistarla con dignità e distinzione, in questo cammino faticoso che dura da troppo tempo, è un nostro dovere. E il web è quello strumento in più che può dare voce alla nostra differenza e quindi al nostro valore.

Perché difendere la Rete

lessigIeri pomeriggio c’ero anche io a Montecitorio a seguire l’incontro organizzato da Capitale Digitale in cui si parlava di Internet è Libertà: perchè dobbiamo diffondere la rete.

Finalmente un primo tentativo di argomentazione sulle potenzialità di Internet e sul futuro della comunicazione tra le mura stantie dei palazzi della politica italiana.

L’inizio dell’incontro affidato a Lawrence Lessig, colui che ha dato vita a Creative Commons, ci ha fatto sognare su un prossimo futuro di diritto all’informazione, sull’evoluzione del diritto d’autore e sull’integrazione tra politica e web.

Il convegno è stato preceduto, nei giorni scorsi, da migliaia di tweet sotto il tag #difenderelarete in risposta all’interrogativo Perché dobbiamo difendere la rete?
Questi suggerimenti sono stati consegnati (su chiavetta USB per amore dell’ecologia) al Presidente della Camera Fini e allo stesso Lessig.

E adesso godetevi la Lectio Magistralis del Prof. Lessig e le sue slide.

Avete sognato anche voi insieme a me? Ora continuiamo insieme leggendo quanto si trova sul suo blog

How I make money

“I am a law professor. I am paid to teach and write in fields that interest me. Never is my academic research directed by anyone other than I. I am not required to teach any particular course; I am never required or even asked by anyone with authority over me to write about a particular subject or question. I am in this important sense a free laborer.

I also get paid for some of my writing. I write books that are sold commercially. All of my books are also available freely in electronic form. I have been commissioned to write articles for magazines. But in all cases, while I may contract about the subject matter I will address, I never contract about the substance.

I have (though rarely) been paid to consult on matters related to my work. If I have, I conform my behavior to the NC Principle articulated below.

I am sometimes paid to speak. If I am, I will contract as to subject matter (e.g., whether the speech is about innovation, or copyright, or privacy, etc.). I do not contract as to substance. In addition to an honorarium, I also accept payment to cover travel expenses.

I am not compensated for my work with nonprofits.”


Questo è Lawrence Lessig.
Beato lui! Sono le prime riflessioni che ci vengono in mente.
Ora, mettendo da parte quel sano senso di invidia, cerchiamo di riflettere insieme sul perché non si riesca nel nostro Paese a suscitare il necessario clamore attorno alla necessità di un investimento POLITICO sulle potenzialità del web.

Paragonare il web ai mezzi tradizionali è un atteggiamento incivile e scorretto volto a impedire la diffusione dell’innovazione. Una strategia che perpetui uno status quo vecchio e conservatore  fa comodo a una classe dirigente che ha paura del progresso e della rimessa in discussione di certezze e privilegi.
Tutto questo è un attentato alla nostra dignità e soprattutto all’immenso patrimonio culturale italiano che verrà sopraffatto dalla condizione di arretratezza alla quale vogliono condannarci.
Internet sta riscrivendo le previsioni della storia, escludendo selvaggiamente (e per fortuna) i vecchi protagonisti che non sentono l’urgenza di aprirsi al nuovo che avanza.
Per tale ragione diventa più che mai urgente il libero accesso alla Rete per tutti, affinché si possa essere partecipi di un futuro che viaggia ormai a una velocità incontrollabile.
Internet non vuole tagliare col passato, Internet vuole comunicare col passato per ampliare e tutelare la società della conoscenza, per rendere tutti protagonisti attivi della vita sociale e politica.

Signori della politica smettetela di trattarci come se fossimo dei giovincelli scapestrati che sperano di cambiare il mondo con il rock and roll. Noi siamo venuti ieri a casa vostra per farvi un regalo e non vi siete neanche degnati di scartarlo.
Voi non avete la più pallida idea delle risorse e della potenza del web, pensate sia un giochino divertente che nasce con Facebook e che muore nelle foto condivise sui social network.

Non abbiate paura, la rete è qui anche per voi, provate a conoscerla, incontrarla e diffonderla.
Se la politica è amministrazione della cosa pubblica, quale strumento migliore del web può restituire la voce della cosa pubblica?
La sua legislazione è intrinseca alla natura stessa della rete e parla di diffusione, condivisione e trasparenza. Se le leggi nascono (o almeno così dovrebbe essere) dalla negoziazione e dal confronto indirizzato al bene collettivo, viene da sé che non c’è luogo più democratico del web dove dare vita a una giusta regolamentazione.

Signori della politica, facciamo così, noi non ci offendiamo per la spocchia che ci avete dimostrato, ma almeno prometteteci che vi sforzerete di conoscere la Rete. Lo diciamo per voi, per permettervi di governare meglio e di ricevere in cambio onori e glorie dalla comunità che avete il privilegio di amministrare.
Ieri abbiamo fatto un passo piccolo piccolo, ma rilevante.

Forse vi abbiamo fatto pure un po’ pena, forse anche più di quanto voi a noi.
Ma non siamo incazzati, perché la rabbia spesso obnubila la mente ed è necessario più che mai essere lucidi e prudenti.
La strada è ancora lunga e in salita, ma forse siamo riusciti a instaurare un dialogo.

Animazione e Oscar 2010

E dopo aver recuperato Logorma, ecco qui di seguito gli altri corti d’animazione che si sono contesi la statuetta del 2010.

Franch Roast di Fabrice Joubert

A matter of Loaf and Death Wallace and Gromit di Nick Park

Granny O’Grimm’s Sleeping Beauty scritto da Kathleen O’Rourke e diretto da Nicky Phelan

The Lady and The Reaper (La dama y la muerte), diretto e scritto da Javier Recio Gracia

The New Tenants, Oscar miglior cortometraggio 2010

Era l’ultimo, ma solo per caso, della mia lista.  E invece…

L’Oscar per il miglior cortometraggio del 2010 va a The New Tenants di Joachim Back.

Io non ho ancora avuto modo di vederlo, perciò per ora accontentiamoci della recensione di Vanity Fair.

Joachim Back ha un suo sito dove potete trovare i suoi più famosi commercial.

Il miglior Cortometraggio del 2010 è…

Loogix.com. Animated avatars. Recursion24 carati di purezza, aitante e nerboruto nei suoi 35 centimetri, Mr. Oscar è già pronto per essere protagonista assoluto della cerimonia che si terrà al Kodak Theatre di Los Angeles il 7 marzo.

Bazzicando per la rete si ritrovano le notizie più disparate, dalla novità delle 10 nomination per il miglior film, alla maliziosa attesa del confronto Bigelow/Cameron.

Ma poco si trova in merito ai cortometraggi che, ahimè, poca distribuzione troveranno poi nelle sale. E così ho fatto una mia piccola ricerca.
Ecco i risultati:

Nomination per il miglior cortometraggio 2010:

THE DOOR”  di Juanita Wilson e James Flynn. (trailer)
Un padre e una figlia nella Černobyl del 1986 si ritrovano coinvolti nel più grande disastro ambientale che la storia ricordi, l’esplosione del reattore della centrale nucleare.
Diretto da una regista irlandese Juanita Wilson e prodotto dalla Octagon Films.

INSTEAD OF ABRACADABRA” di Patrik Eklund e Mathias Fjellström. (trailer)
Tomas  vive ancora con i genitori e sogna di diventare un mago. Il padre spera che il ragazzo si decida a trovare un lavoro serio. Ma alla festa di compleanno del genitore, Tomas dà sfogo alle sue bizzarre arti magiche.
Diretto da Patrik Eklund e prodotto dalla svedese Direktörn & Fabrikörn.

KAVI” di Gregg Helvey (trailer)
Kavi è un ragazzino indiano costretto a lavorare in condizioni di schiavitù.
Il film vuole sensibilizzare l’opinione pubblica denunciando l’ingiustizia subita da milioni di persone nel mondo che ancora oggi sono ridotte in schiavitù.
Scritto, diretto e prodotto da Gregg Helvey.
Ulteriori informazioni sul progetto nel sito kavithemovie.com

MIRACLE FISH” di Luke Doolan e Drew Bailey (cortometraggio intero!)
Joe è un bambino di 8 anni triste solitario. Durante il giorno del suo compleanno viene deriso dai compagni di scuola. Il bimbo si rifugia in un angolino del cortile e affida i suoi sogni a un “pesciolino miracoloso”. Il sogno sembra avverarsi…
Scritto e diretto da Luke Doolan, il film è finanziato dalla Qoob Factory e prodotto da Druid films, Blue-Tongue Films e Screen Australia.
Ulteriori informazioni sul progetto nel sito miraclefishmovie.com

THE NEW TENANTS” di Joachim Back e Tivi Magnusson (trailer)
Il film è un  dark satirico divertente, pauroso e inaspettatamente romantico che mette insieme 3 uomini: un vicino curioso, uno spacciatore di droga e un marito, legati da un desiderio di vendetta.
Diretto da Joachim Back e prodotto dalla danese M&M Production.

Sperando che l’anno prossimo ce ne sia uno italiano, che vinca il migliore!

Universi artistici al Palazzo delle Esposizioni di Roma

Calder_GlassFish_1955 (1)Il più bel regalo che ho ricevuto quest’anno per Natale è stata la MyPdE Card, l’abbonamento individuale che permette di accedere gratuitamente per un anno a tutte le iniziative culturali del Palazzo delle Esposizioni e delle Scuderie del Quirinale.

E così capita di scoprire artisti e retrospettive per le quali difficilmente avresti investito tempo e denaro, un po’ per pigrizia, un po’ per ignoranza…

Io, per esempio, ignoravo chi fosse Alexander Calder.

Il Palazzo delle Esposizioni ospita fino al 14 febbraio la mostra di Alexander Calder (1898-1976), artista americano che ha attraversato l’arte cinetica proponendo forme d’arte dinamica nelle sue sculture. Sono nati così i mobiles sculture mobili sospese nell’aria o anche semplicemente piantate per terra che restituiscono l’idea dello spazio, del movimento, del vento che le solletica lasciandole oscillare infinitamente.

Non hanno significato queste forme, sono e basta, esistono perché sono belle, non hanno alcun messaggio intrinseco da comunicare se non il puro piacere di fluttuare nell’aria, dell’essere forme interattive e in equilibrio nell’universo circostante.

E svela l’universo e le sue mutevoli forme la rassegna Astri e particelle. Le parole dell’Universo sempre negli spazi del Palazzo delle Esposizioni. La mostra racconta i grandi esperimenti e i grandi uomini e le grandi donne che compiono studi sugli straordinari fenomeni che riguardano i misteri del cosmo e nell’umanità.

La linea che divide la scienza e la spiritualità è sempre più sottile!

Il sito  www.astrieparticelle.it offre la possibilità di immergersi nella mostra attraverso un suggestivo tour guidato che vi consiglio vivamente.

Created by: il suicidio della tv generalista

created-by-macchina-da-scrivereCon 43 mila presenze si chiude la terza edizione del Roma Fiction Fest che ha decretato i Buddenbroocks il miglior tv movie della stagione. Ma la lista dei premi e dei vincitori è molto lunga.
Non sono mancate le polemiche e le rivendicazioni da parte degli artisti, in particolar modo l’iniziativa di Pierfrancesco Favino (premiato come miglior attore per Pane e Libertà) che, con garbo,  ha lasciato il premio sul palco dichiarando «Accetto il premio con gioia ma lo lascio qui. Tornerò a prenderlo quando saranno reintegrati le risorse per il Fondo Unico per lo Spettacolo». Tale gesto è stato anche ripetuto da altri suoi colleghi.

Ma al di là dei riflettori mondani e cerimoniosi, mi preme dare rilievo al convegno promosso dalla SACT, dal titolo: Created by- il ruolo dello showrunner nella produzione seriale americana ed europea, moderato con competenza e ironia da Marco Spagnoli.
Senza voler entrare nel cuore del dibattito, di cui hanno già scritto l‘uffico stampa del Fiction Fest e il blog SACT, posso ben dire che il progetto Created by è molto ambizioso e degno di stima ed entusiasmo, ma attorno ad esso c’è una gran confusione. E’ emerso da alcuni interventi degli stessi sceneggiatori (categoria che mi preme comunque tutelare) che non hanno la minima idea di cosa sia un processo produttivo di serialità e lo hanno dimostrato rivendicando un potere di controllo sullo sviluppo del processo, al fine di tutelarne esclusivamente l’identità. Ma l’identità non è necessariamente qualità!
Mi sembra che qui ci sia un conflitto di rivendicazione di potere e non una sana ambizione di garanzia di qualità.
La qualità parte dall’idea e si sviluppa in un continuo lavoro di squadra che porta alla messa in scena del prodotto, a tutela del quale deve esistere una figura professionale, che può essere anche uno sceneggiatore, ma che deve necessariamente avere competenze di regia e produzione. Non a caso tale figura viene chiamata Produttore Creativo.

Pertanto, è certamente un segnale forte la volontà di cambiare l’avvilente status quo in cui è costretta la fiction italiana attraverso l’idea di promuovere percorsi formativi per tale figura. Ma finchè la televisione generalista, che deve pur sempre fare i conti con lo share e la vendita degli spazi pubblicitari, continuerà a investire nel vecchio, nel già visto, allontanando da sè ogni sfida al cambiamento e alla sperimentazione, la fiction italiana di qualità, che esiste e può continuare a evolvere, rimarrà un prodotto di nicchia, condannando il pubblico generalista all’inebetimento cerebrale.

La televisione generalista, per delle ragioni a me sconosciute, si ostina a negare l’esigenza di innovazione che lo stesso pubblico in fuga chiede a gran voce. Il fattore rischio è molto più basso di quanto si possa immaginare e lo dimostra il successo che le serie straniere continuano ad avere nel nostro paese. La domanda c’è, basta saperla ascoltare e accoglierla attraverso lo sviluppo di nuove idee di cui, la televisione, ha il dovere di farsi promotore, per il bene di se stessa e della nostra società.
La televisione generalista è sull’orlo del suicidio, ma ancora non lo sa.

Giuseppe Cederna, Ramachandran e i frammenti del Sé

giuseppecedernaGiuseppe Cederna è un attore che ho scoperto anni fa nella pellicola di Andrea Barzini Italia Germania 4 a 3 e ho continuato a stimarlo nel film premio Oscar Mediterraneo.
Giuseppe Cederna è un attore e anche scrittore e ultimamente ricorre spesso nei miei pensieri, così, improvvisamente e senza ragione alcuna e ciò accade in momenti apparentemente incongruenti tra di loro. Il suo reading alla Fiera del Libro non poteva che essere un incontro predestinato, e mi basta sentire questo per non pormi ulteriori domande a riguardo. Scelgo, in altre parole, di accettare incondizionatamente questo dono.
Il reading dal titolo La donna che morì dal ridere, ovvero i misteri del  Sé, si annunciava come un viaggio alla scoperta del legame che unisce la scienza all’arte e come tale non poteva non suscitarmi un forte coinvolgimento, ulteriormente amplificato dalla presenza del grande attore che da troppo tempo ormai appare in piccoli frammenti della mia vita.
Una volta seduta nella Sala Azzurra del Lingotto ho scoperto che quel titolo altro non è che uno dei capolavori del medico neurologo V.S. Ramachandran che riporta alcuni bizzarri casi clinici di pazienti che riferivano assurde e immaginarie sintomatologie in merito a reali patologie. Come per esempio un atleta che ha perso il braccio ma che continua a percepirlo dolorante, o ancora il giovane Arthur che, in seguito a un fatale incidente stradale, si convince che i genitori siano stati sostituiti da replicanti, e ancora il caso del vignettista, divenuto cieco progressivamente e vittima di allucinazioni surrogate della realtà. Questi e altri celebri casi diventano il punto di partenza della dell’indagine di Ramachandran su quei meccanismi del cervello umano che determinano comportamenti irrazionali, stati d’animo incongruenti e percezioni alterate. Secondo Ramachandran questi studi possono colmare l’abisso che c’è tra la cultura scientifica e quella umanistica, tra l’immagine che abbiamo di noi stessi e quella che gli altri hanno di noi. Questo gap è determinato dai diversi ruoli giocati dagli emisferi cerebrali, per cui in quello sinistro risiede un sistema di credenze che determinano una sorta di equilibrio del Sé, ma nel momento in cui l’emisfero destro rivela delle anomalie (le patologie), può succedere che il sinistro prenda il sopravvento ignorando il problema o stravolgendo totalmente la realtà delle cose esterne. Ed ecco che si verificano tutti quei meccanismi di difesa che vanno dalla rimozione alla negazione, fino alle forme estreme di autoinganno (anosognosia). Pertanto la consapevolezza del sé e della propria identità vengono totalmente alterate e l’immagine che si ha di sé non corrisponde a quella che si mostra all’esterno.

Ora, che cosa centra tutto ciò con il rapporto tra scienza e arte?
L’arte altro non è che una ricerca dell’unità del sé frammentato nella realtà esterna. Da questo viaggio in cui si tenta di raccogliere le briciole sparse dell’Io, nascono mirabili poesie, pitture, romanzi e tutte le grandi forme d’arte possibili. L’arte è il misterioso racconto dell’Io attraverso la narrazione, i colori e le forme.

Ecco perché i grandi artisti, mediante la loro capacità profonda di essere in contatto con se stessi, hanno intuito alcuni dei più grandi meccanismi cerebrali. Di questo parla il giovane ricercatore Jonah Lehrer che ha celebrato il sodalizio tra arte e scienza nel suo illustre saggio Proust era un neuro scienziato. In esso riprende le parole di Proust che descrive il sapore e l’odore di una  madeleine e i ricordi d’infanzia che tali sensi lasciano affiorare alla memoria. Questo racconto è un’anticipazione della scoperta del legame tra connessioni cerebrali e percezioni sensoriali, nello specifico tra i sensi (gusto e olfatto) e l’ippocampo, sede della memoria a lungo termine.

Pertanto, tutto ciò che afferisce al Sé è frammentato nell’esteriorità delle esperienze, per cui la nostra verità parte dal caos esterno, dai frammenti di sensazioni, esperienze e ricordi e si ricompone al’interno della nostra coscienza dando forma al Sé.
Virginia Woolf, scrittrice dalla vita tormenta, si dedicò totalmente alla narrazione attraverso l’abbandono al flusso di coscienza, segnale questo dei tempi in cui visse, che videro sostituirsi alle certezze del positivismo, la relatività di alcune scoperte in ambito medico e scientifico (Einstein, Freud…) che rivelarono la presenza di un mondo interiore all’essere umano che in qualche modo era strettamente legato a quello esteriore. Ed è proprio osservando le infinite trasformazioni della realtà, accompagnate dal continuo fluire del tempo, che si può intervenire fissando il momento, quel momento, in quel luogo, che rivela i frammenti di un Sé in cerca di identità. E, ponendo la giusta attenzione, si può rintracciare la continuità tra i singoli momenti nello scorrere caotico degli eventi, fino a raggiungere finalmente la coerenza del Sé che definisce l’identità della persona.

L’Io è la nostra opera d’arte di cui solo noi stessi siamo responsabili. Se non ci fosse l’Io saremmo solo una massa di personaggi in cerca di autore.

Suggerisco a me stessa e a chi ha avuto la pazienza di arrivare fino alla fine di questo lungo post, le seguenti letture: L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks, La donna che morì dal ridere di V.S.Ramachandran e Proust era un neuroscienziato di Jonah Lehrer.

Ringrazio con affetto Giuseppe Cederna, (con il quale ho sentito l’incontenibile esigenza di cercare un contatto fisico attraverso un’emozionante stretta di mano), per aver fermato in quel momento e in quel luogo un grande frammento di me e di avergli dato forma e colori attraverso le sue parole ricche di incanto, suggestione e verità.