Premessa: non ho mai particolarmente amato i musical, a parte Il mago di Oz, ma la ragione risiede nella mia passione viscerale per le scarpette rosse e sbrilluccicose di Dorothy.
Across the Universe è il musical più avvolgente, denso e delizioso che abbia mai visto.
Senza troppi giri di parole, un capolavoro.
Una storia semplice che nasce a Liverpool, città natale dei Beatles, e cresce nel Village di New York dove giunge Jude alla ricerca dell’amore di un padre che non ha mai conosciuto. Troverà invece l’amore di Lucy e l’amore appassionato della gioventù americana degli anni sessanta per la Libertà.
La liriche dei Fab Four, rivisitate secondo una melodia universale, senza alterarne la natura primordiale, raccontano i protagonisti, i loro entusiasmi, le loro passioni e paure, in questo viaggio intenso e a momenti doloroso, nella cultura creativa e psichedelica di quegli anni. Sono personaggi reali immersi nel momento storico delle marce per la pace, per la libertà e per il libero amore. Ma questa grande utopia, come purtroppo la storia ci ha insegnato, ha perso il suo fascino nella reiterazione continua di egoismi, lotte per il potere, guerre, guerre e guerre.
Una storia semplice, un amore contrastato, uno sfondo sociale che cambia insieme ai personaggi, una lotta continua e il trionfo degli amanti. Il tutto mostrato con un tocco d’artista originale, emozionante, innovativo, fresco e attuale. Moderni green screen, uso raffinato del digitale, pennellate di colori saturi e traboccanti e infine balletti divinamente coreografati dal sublime Daniel Erzalow, fanno di questo film un’opera d’arte a 360 gradi che resituisce un pathos e un coinvolgimento che inebria i sensi, tutti.
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