Attraverso i racconti di un un’età dell’oro che fu (am I in no time) in un Luogo immaginario (am I no space) i Radiodervish ci conducono nei tracciati del cuore, nel centro del mundo.
Un lungo peregrinare tra i simboli e i miti d’Oriente e Occidente oltre i confini linguistici, in una Babele di comprensione mistica e terrena.
Nel dipinto dell’umanità fatto di anime erranti ebbre d’amore, di madri dal volto di luna, di sufi anelanti all’Unità, sorridiamo alle burle di Nasruddin e in fondo al quadro scorgiamo l’Upupa che ci accompagnerà a passo di danza verso il regno del Re.
La dolcezza dell’ebbrezza d’amore, come “miele nel vino”, ci stordisce donandoci la forza del distacco nell’atavica nostalgia del Ricongiungimento.
Molte strade portano a Dio. I Radiodervish hanno scelto quella della musica perché non esiste Dio all’infuori di Dio, La ilaha ill’Allah.
Belle le tue parole oh Paolastra!
Per andare verso l’Uno non aspettiamo che giunga il momento meno desiderato..
Si può fare in vita, e la rinuncia che molte religioni ci impongono non è più necessaria, anzi adesso è tempo di integrazione, di scambio, di piantare il cuore e la mente fra le persone volenterose (e buone)!
Possiamo fare come l’uccello che nasce due volte, spezzare col becco il guscio coriaceo che ci avvolge, ed avvolgerci in un guscio fatto di amorevole fiducia nel Divino..
Si può fare..sì.. indubbiamente..
Le arti (la musica fra queste) sono uno strumento efficacissimo per riassaporare quell’armonia perduta, ridarci il ricordo di quel che siamo realmente.
Tutto ciò si lega al desiderio umanissimo di stare bene, o almeno meglio;
questa è già spiritualità, il muovere evolutivo, la mancanza di stagnazione!
Vediamo crescere noi stessi, ci accorgiamo di essere migliori!
Bene questo è tutto, oppure un piccolo contributo, chi leggerà ci potrà dare la sua opinione.