E sul finale del film, lo scombussolamento emotivo che vibrava da un’ora e mezzo nel mio petto è esploso in un irruente effluvio di calde e dense lacrime. La poltrona del cinema continuava ad avvolgermi e mi rassicuravano, coccolandomi, le note di Gran Torino cantata dalla voce roca di Clint Eastwood.
Walt, pardon, Mr. Kowalsky, è un veterano della guerra di Corea, è lo yankee che vive di tutto ciò che di americano gli è rimasto, il suo giardino, il vecchio cane Daisy, birra, sigarette e l’americanissima Ford Gran Torino. Tutt’intorno c’è un’ America che cambia nei vestiti succinti della nipote e nel vecchio quartiere multietnico che segnerà il cammino della sua Redenzione.
Il film ha un cuore grande che palpita e che non ha bisogno di alcun orpello stilistico per restituire tutta la sua potenza emotiva. Una drammaturgia perfetta disegnata da immagini secche e pulite che rivelano il mondo interiore di un uomo attraverso un ringhio minaccioso e una mano che mima una pistola.
E se le parole sono importanti, quelle pronunciate da Walt sono piene di rabbia e di invocazioni razziste, ma nascondono il dolore e la colpa di un passato troppo presente che ritrova negli occhi a mandorla dei suoi vicini, i quali, inconsapevolmente, gli indicheranno essi stessi il cammino verso la liberazione.
Ed è un percorso oltre ogni moralistica interpretazione, è l’Uomo che raggiunge l’apice della sua Salvazione attraverso azioni concrete che ne mostrano il limite, ma allo stesso tempo la massima virtù dell’Uomo stesso, il Sacrificio.
Mai tanta Spiritualità è stata così Umana e terrena!
Gran Torino è un grandissimo Film (con la F maiuscola). Dimostra soprattutto che più che gli effetti speciali, contano le idee ed una grande regia/fotografia.
Quando uscirà mi prenderò pure il DVD…