Questa mattina la mia colazione è stata acccompagnata dalle chiacchiere della trasmissione Omnibus estate, intitolata Veleni e Veline. E così ho ripensato al giorno in cui, togliendomi il costume nella selvaggia spiaggia di Hvar in Croazia, mi sono liberata da complessi e timori che mi portavo addosso da anni.
Quei momenti nostalgici sono stati interrotti dalle tante idiozie propinate da alcuni ospiti, prima tra tutte la rimodellata Santanchè, e da qualche spunto interessante del non amatissimo Pietrangelo Buttafuoco.
Ah, il corpo nudo… e i primi pensieri del mattino si sono rincorsi nella mia testolina.
La mentalità sessista di questa nostra società ha attribuito al concetto di nudità un significato strumentale e merceologico, con gravi conseguenze comportamentali su adolescenti e fanciulli, persino di età avanzata. Mi riferisco anche a una sorta di anoressia culturale dilagante.
Se al cospetto dell’arte il nudo è ammirazione e tensione all’ideale, nella realtà l’educazione al nudo deve restituirgli la bellezza della sua libertà, al di là dei falsi pudori e dei biechi moralismi che determinano essi stessi la perversione del messaggio originale. Riscoprire e amare se stessi vuol dire riconoscere la SACRALITA’ del proprio corpo.
FKK forever!
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